Per ovvi motivi riporto l'email ricevuto, rendendolo anonimo.
Ho 47 anni e sono ELETTROSENSIBILE.
Da molti anni la mia vita è letteralmente stravolta da questo problema.
Ma da quando è iniziata la "corsa" al WiFi, la situazione è dir poco, degenerata.
NON posso più recarmi al bar, dal vicino di casa, all'ufficio postale, in aereoporto,
in stazione, in treno. Ma soprattutto in ufficio, dove LAVORO !
Sul terrazzo del palazzo di fronte, sono state installate due antenne WiFI che "coprono"
sia il cortile estreno, che gli uffici di fronte (dove si trova il mio posto).
Dal momento dell'attivazione del segnale, la mia condizione di salute è pesantemente
peggiorata, i sintomi sono diventati insopportabili:
cefalea, vertigini, tachicardia, sensazione di svenimento, crampi, tremori, nausea.
Per cercare una "spiegazione scentifica" mi sono sottoposto ad innumerevoli esami clinici
tra cui: test completo del sangue, elettrocardiogramma, ecocardiogramma,
ecodoppler (arterie del collo), esame vestibolare. Ed anche a svariate
visite specialistiche: cardiologo, neurologo, otorinolaringoiatra, gastroenterologo, ecc.
Senza ottenere alcun risultato concreto, se non la solita litania: "Stress psicofisico !".
O peggio, alcune volte, mi sono sentito deriso ed umiliato, perchè mi volevano far passare
per un “fissato”, o per un “malato immaginario”. Ad un certo punto non ne potevo più,
ed ho richiesto un periodo di aspettativa dal lavoro, perchè la salute e la vita sono
UNA ed UNA SOLA !!! Ora tale periodo stà per finire e io non sò più cosa fare.
Le volte che ho parlato di questo mio problema, con la direzione del personale, mi hanno
fatto capire che è meglio che io mi DIMETTA, insomma che "tolgo il disturbo"!
Per "invogliarmi" a fare tale scelta mi hanno detto, che se rientro NON avrò più il mio
posto di lavoro, ma che sarò "riallocato" in un'altro ufficio con un altro incarico.
Che sarò trattato come una donna di rientro da una gravidanza.
Inoltre se dovessi ricominciare a lavorare ed a fare molte assenze per malattia, come già
avvenuto in passato, loro possono richiedere la visita del medico del lavoro, per accertare
la mia "idoneità" a svolgere le mansioni di ufficio. E visto che l'elettrosibilità, in
Italia, NON è riconosciuta come malattia invalidante, anche se di fatto lo è, io non potrei
fare altro che continuare lavorare il quel posto, rovinandomi la vita, oppure andarmene !
A questo punto hanno anche fatto un'offerta in denaro, per la precisione 12 mensità anticipate;
come una specie di buona uscita, insomma basta che mi levo di torno !
Ora mi domando, e Vi chiedo, c'è qualcosa che io posso fare ? (A livello legale o altro ...)
Oppure devo rassegnarmi a perdere il posto di lavoro ?
Qui di seguito si riportano i suggerimenti di due ns legali
Nicola Bramante
la questione, come ogni cosa, andrebbe sempre approfondita. Ad ogni modo quello che mi sento di dire al nostro amico è di cercare di registrare, tramite un piccolo registratore portatile (oggi esistono anche pennette USB con il microfono), ciò che gli viene detto dal suo datore o dall'ufficio del personale. In tal modo può costituirsi una prova pienamente utilizzabile in giudizio una volta trascritta.
Provare il mobbing, almeno da un punto di vista penale è molto difficile, ne ho esperienza diretta in alcuni processi, in quanto viene fatto rientrare nel delitto di maltrattamenti in famiglia. Io penserei più che altro ai reati di violenza privata (nella forma tentata) ovvero di minaccia.
In realtà si potrebbe approfondire anche il discorso lesioni colpose contro il gestore dell'impianto ma in questo caso non solo sorgerebbe il problema del nesso causale ma anche quello dei limiti di esposizione con relativio "rischio consentito". Ovviamente questo specifico punto andrebbe seriamente approfondito.
Stefano Palmisano
per quanto riguarda l'ambito penale, nella condizione di fatto che leggo dalla mail al massimo potrebbe provare una denuncia per il classico getto pericoloso di cose, con la successiva (ancor più problematica) richiesta al p.m. di sequestro dell'impianto per le conseguenze dello stesso sulla sua "qualità di vita", tenendo conto che non si può tirare in ballo in questo caso la sua incolumità, perché, a ciò che scrive lo stesso mittente, dai suoi esami clinici non è emerso nulla, allo stato, che possa esser ricondotto al wi-fi.
Percorso, però, ribadisco, accidentato ed incerto assai; ma, a quel che riesco ad ipotizzare ora, senza alternative, almeno nel campo penale.
In caso contrario, potrebbe provare la strada civile, con un ricorso ex art. 700; ma, probabilmente, anche qui gli si parerebbero di fronte problemi probatori notevoli.
Evoluzione di questo caso.
Bisogna essere sempre più positivi possibile ... - quando si puo' - il nostro amico ha avuto un'evoluzione molto meno negativa e sicuramente l'azienda di è dimostrata disponibile a dialogare, senza mobbing .
ieri mi sono recato in azienda, ed ho parlato con il
vice-direttore del personale, persona che conosco e stimo da molto tempo.
il quale mi ha spiegato che, a causa della crisi, l'azienda sta cercando
di ridurre i costi; e, da oltre un anno, sta esternalizzando tutti i servizi,
ritenuti, "non fondamentali", tra cui anche l'ufficio dove lavoravo.
Il che significa che anche i miei, quasi ex, colleghi subiranno la stessa sorte.
E questo spiega perchè, in un colloquio precedente, la sua collaboratrice mi disse,
(senza poi motivare):
"sarai "riallocato" in un'altro ufficio con un altro incarico"
Poi riguardo alla mia situazione particolare, mi ha dato tre prospettive possibili:
1) Il cambio di ufficio, ma anche di sede. (dove, almeno per ora, non c'è il WiFi)
2) Il telelavoro (quindi da casa). Dal prossimo anno partirà una fase sperimentale.
3) Ha "rilanciato" la possibilità che mi dimetta, incrementando l'offerta della "buona uscita".
(questa ipotesi per l'azienda è comunque una riduzione dei costi)
Ora ho tutto il prossimo mese per pensarci ...
Come ultima cosa, mi ha raccontato della vicenda di un suo amico che è ...
... elettrosensibile ...
Evoluzione di questo caso.
Bisogna essere sempre più positivi possibile ... - quando si puo' - il nostro amico ha avuto un'evoluzione molto meno negativa e sicuramente l'azienda di è dimostrata disponibile a dialogare, senza mobbing .
ieri mi sono recato in azienda, ed ho parlato con il
vice-direttore del personale, persona che conosco e stimo da molto tempo.
il quale mi ha spiegato che, a causa della crisi, l'azienda sta cercando
di ridurre i costi; e, da oltre un anno, sta esternalizzando tutti i servizi,
ritenuti, "non fondamentali", tra cui anche l'ufficio dove lavoravo.
Il che significa che anche i miei, quasi ex, colleghi subiranno la stessa sorte.
E questo spiega perchè, in un colloquio precedente, la sua collaboratrice mi disse,
(senza poi motivare):
"sarai "riallocato" in un'altro ufficio con un altro incarico"
Poi riguardo alla mia situazione particolare, mi ha dato tre prospettive possibili:
1) Il cambio di ufficio, ma anche di sede. (dove, almeno per ora, non c'è il WiFi)
2) Il telelavoro (quindi da casa). Dal prossimo anno partirà una fase sperimentale.
3) Ha "rilanciato" la possibilità che mi dimetta, incrementando l'offerta della "buona uscita".
(questa ipotesi per l'azienda è comunque una riduzione dei costi)
Ora ho tutto il prossimo mese per pensarci ...
Come ultima cosa, mi ha raccontato della vicenda di un suo amico che è ...
... elettrosensibile ...
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